SOQOTRA

An important source of biodiversity, 75% of the island’s land area consists of protected sanctuaries and parks,

Spectacular scenery,

An untouched wonderland.



lunedì 12 gennaio 2015

Come Al-Qaeda ha addestrato e globalizzato la jihad dallo Yemen

Dove comincia la “Yemen Connection” con Al-Qaeda che ha sconvolto la Francia facendo risorgere il fantasma di Bin Laden? «Ventitré milioni di abitanti e 23 milioni di fucili: questo è lo Yemen», mi disse con preoccupazione il presidente Saleh prima di essere detronizzato nel 2012.

Oggi lo Yemen come Stato non esiste quasi più, non ha un esercito, soltanto milizie tribali, che si combattono tra loro, e Al-Qaeda. Ma non si arrende: a migliaia sono andati in piazza a protestare contro l’ultimo attentato che ha fatto 40 morti nello stesso giorno in cui i fratelli Kouachi colpivano Parigi.
Tra le fantasmagoriche architetture di palazzi medioevali svettanti come grattacieli che sembrano galleggiare su un labirinto di vie e suq millenari, qui un bambino su dieci per la denutrizione non arriva ai cinque anni, il 50% vive con meno di due dollari al giorno e si rumina incessantemente il qat, l’erba euforizzante, per non sentire i morsi della fame.
Questa terra intrisa di fascino e disperazione è la centrale di Al-Qaeda nella Penisola Arabica (Aqap) che ha rivendicato l’attacco contro Charlie Hebdo di cui soltanto 24 ore prima aveva reclamato la responsabilità il portavoce del Califfato a Mosul.
Anche i terroristi della Jihad si fanno concorrenza ed è una rivalità sanguinosa.
«Dite ai media che quest’azione è di Al Qaeda nello Yemen e che ci ha finanziato l’emiro Anwar al Awlaki», avrebbero affermato i fratelli Kouachi: ieri uno dei leader dell’Aqap, Harat Al Nazari, ha messo il marchio di Al-Qaeda sull’attentato, 13 anni e mezzo dopo il fatale 11 settembre 2001 di New York.

L’imam Anwar Al-Awlaki 


La Yemen Connection è un’antologia degli errori che fanno nascere il terrorismo jihadista. Al-Qaeda si è inserita perfettamente nella crisi statuale dello Yemen perché qui vantava da tempo una presenza importante. Lo stesso Saleh negli anni Novanta si era servito di Al-Qaeda per reprimere i ricorrenti tentativi di secessione del Sud e aveva utilizzato elementi del radicalismo islamico sunnita per contrapporli alla rivolta sciita degli Houti nel Nord. Dopo l’11 settembre Saleh si è schierato con gli Usa ma la battaglia contro al-Qaeda fu a lungo ambigua ed esitante. Nel 2006 l’episodio chiave: l’evasione dalle carceri di Sanaa di 23 membri di Al-Qaeda, tra i quali Nasser al Wahayshi, uno dei più stretti collaboratori di Osama bin Laden, che nel gennaio del 2009 annunciò la fondazione di “Al Qaeda nella Penisola arabica”. Con lui si allearono una pattuglia di ex detenuti di Guantanamo.
L’ascesa di Al-Qaeda è stata favorita dalla presenza di diversi imam sunniti simpatizzanti di Bin Laden perché lo Yemen presenta innegabili vantaggi strategici: la vicinanza con l’Arabia Saudita, come dimostrò il tentativo di uccidere il principe saudita Mohammed bin Naif, e quella con la Somalia degli integralisti Shabab.
Ma soprattutto la rete di Bin Laden, prima che iniziasse la guerra dei droni americani, qui ha potuto manovrare liberamente, come in Afghanistan e Pakistan, nei santuari delle tribù. Protetta dai deserti e dalle catene dell’Hadramaut, Al-Qaeda si è sentita così al sicuro da spingersi a proclamare un Emirato, insediando i suoi campi di addestramento dove sarebbe passato Said, il maggiore di fratelli Kouachi. In uno di questi, forse a Shabwa, Said incontra nel 2011 Anwar Al Awlaki, imam di cittadinanza americana, che verrà eliminato proprio quell’anno dall’incursione di un drone Usa. L’obiettivo di Awlaki è portare la jihad in Occidente e colpire gli infedeli: convince il maggiore Malik Hassan a uccidere 13 suoi commilitoni nella base di Fort Knox e crea una sorta di internazionale di terroristi pescando anche tra i jihadisti europei che seguono in Yemen le lezioni degli Imam salafiti.
Questa globalizzazione della Jihad risponde agli ideali originali di Al Qaeda e costituisce una delle differenze ideologiche e operative con il Califfato proclamato tra Siria e Iraq. Le due organizzazioni sono arrivate allo scontro in Siria dove l’attuale capo di Al-Qaeda Ayman al Zawahiri, braccio destro egiziano di Osama, ha rifiutato la proposta di fusione tra l’Isis e la filiale locale di Al-Qaeda, Jabat al-Nusra.
La principale differenza è che mentre il Califfato ha puntato a conquiste territoriali e a formare uno stato islamico strutturato, Al-Qaeda ha perseguito principalmente obiettivi globali, considerando legittima la lotta contro cristiani ed ebrei accusati di cospirare contro i musulmani in tutto il mondo. L’altro concetto ideologico importante di Al-Qaeda è quello di tafkir, l’idea che possa essere accusato di apostasia qualsiasi fedele islamico che non rispetta i dettami della sharia, per giustificare in questo modo anche la guerra contro i leader mediorientali.
Le filiali regionali di Al Qaeda, in Arabia, nel Maghreb, e gli altri gruppi che hanno agito con il suo “franchising”, sono sorti dalla sconfitta in Afghanistan, dalla guerra al terrorismo e si sono rafforzati dopo l’uccisione del capo carismatico Osama nel 2011 ad Abbottabad. Il suo successore Al Zawahiri è stato il manager che ha fatto galleggiare Al-Qaeda ma non è stato capace di rilanciarla: Parigi, in questo senso, vorrebbe rappresentare la rivincita sull’Isis, assai più abile a sfruttare i successi sul campo, nella propaganda e capace di surclassare Al-Qaeda nello sfruttamento dei media, del web e dei social network.
Al-Qaeda non era morta come si poteva frettolosamente pensare ma la competizione con il Califfato fa temere che la minaccia per l’Occidente possa aumentare proprio da questa concorrenza spietata tra emiri e califfi del terrore.


Testo  di Alberto Negri  tratto dal  @sole24ore del 12 gennaio 2015




sabato 10 gennaio 2015

Nel sud est dello Yemen campi di addestramento di Al Qaeda. Con gli Yemeniti non hanno nulla a che fare!


LA COSTOLA DI AL QAEDA NELLO YEMEN HA UNITO LE CELLULE DEL GOLFO A QUELLE AFRICANE - IL CAMPO DI SHABWA, DOVE E’ STATO ANCHE KOUACHI, E’ UNO DEI CAMPI MEGLIO PROTETTI E GESTITI FRA QUELLI CREATI SU MANDATO DI BIN LADEN, PER SOSTITUIRE LE BASI PERDUTE IN AFGHANISTAN - - -

Bin Laden scelse lo Yemen perché Abu Ali al-Hariti e Muhammad Hamdi al-Ahdal vi misero a segno l’attacco alla nave Usa USS Cole nel 2000 dimostrando di voler rivaleggiare con le cellule afghane - La risposta degli Stati Uniti nello Yemen sono i raid con i droni ma i centri di addestramento si sono moltiplicati…

ATTACCHI CON I DRONI IN YEMENATTACCHI CON I DRONI IN YEMEN


Creati da Osama bin Laden per far rinascere Al Qaeda dopo la sconfitta afghana, divenuti la cerniera fra i jihadisti del Golfo e dell’Africa, protetti dalle impervie montagne Mahfad fino al punto da dichiararsi Emirato: sono i campi di addestramento di «Al Qaeda in Yemen» dove Said Kouachi si reca nel 2011 per ricevere l’addestramento ad uccidere messo in mostra nel blitz di Parigi.

IL MAXI RADUNO DI AL QAEDA NELLO YEMEN IL VIDEO DELLA CNNIL MAXI RADUNO DI AL QAEDA NELLO YEMEN IL VIDEO DELLA CNN
Il francoalgerino Kouachi arriva in particolare a Shabwa, uno dei maggiori campi paramilitari, dove incontra l’imam Anwar Al-Awlaki che nel settembre di quell’anno viene eliminato dai droni americani. Al-Awlaki è il leader jihadista yemenita che viene dal New Mexico, teorizzatore del ricorso ai musulmani occidentali per colpire i Paesi «infedeli».

IL MAXI RADUNO DI AL QAEDA NELLO YEMEN IL VIDEO DELLA CNNIL MAXI RADUNO DI AL QAEDA NELLO YEMEN IL VIDEO DELLA CNN
E’ lui che nel 2009 spinge il maggiore dell’Us Army Nidal Malik Hasan a sparare sul commilitoni nella base texana di Fort Hood, facendo 13 vittime, e convince il nigeriano Umar Faruk Abdulmutallab a salire ad Amsterdam sul volo 253 della Northwest Airlines con l’esplosivo nelle mutande nel tentativo di farlo esplodere su Detroit. Al-Awlaki forse ha già qualcosa in mente per Kouachi e se lo accoglie a Shabwa è perché è una zona sicura della sua «Al Qaeda in Yemen».

E’ uno dei campi meglio protetto e gestiti fra quelli creati da Al Qaeda, su mandato di Bin Laden, a partire dal 2006 nel tentativo di avere nuove roccaforti per sostituire quelle perdute in Afghanistan dopo il rovesciamento dei taleban da parte dell’intervento Usa. Bin Laden sceglie lo Yemen perché Abu Ali al-Hariti e Muhammad Hamdi al-Ahdal vi misero a segno l’attacco alla nave Usa USS Cole nel 2000 dimostrando di voler rivaleggiare con le cellule afghane.
IL MAXI RADUNO DI AL QAEDA NELLO YEMEN IL VIDEO DELLA CNNIL MAXI RADUNO DI AL QAEDA NELLO YEMEN IL VIDEO DELLA CNN

Nel 2006 entrambi sono stati uccisi dai droni Usa ma i loro eredi riescono a scappare dal carcere di Sanaa grazie ad una fuga spettacolare che umilia il governo locale e pone le basi per la nascita di «Al Qaeda in Yemen». Il primo campo sorge a Ja’ar, sulle montagne Abush, sul modello afghano, ha successo e nel 2009 viene creato il più grande Al-Majalah, sempre nel Sud, nel distretto di Mudiyah nella provincia di Abyan dove le tribù locali sostengono i jihadisti.
IL MAXI RADUNO DI AL QAEDA NELLO YEMEN IL VIDEO DELLA CNNIL MAXI RADUNO DI AL QAEDA NELLO YEMEN IL VIDEO DELLA CNN

E’ ad Al-Majalah che Al-Awlaki mette in atto il piano di addestrare assieme volontari sauditi, yemeniti e somali. E’ la genesi della convergenza operativa fra «Al Qaeda nella Penisola Arabica» e gli shaabab delle milizie islamiche che riescono ad assumere il controllo di Mogadiscio.

IL MAXI RADUNO DI AL QAEDA NELLO YEMEN IL VIDEO DELLA CNN NASIR AL WUHAYSHIIL MAXI RADUNO DI AL QAEDA NELLO YEMEN IL VIDEO DELLA CNN NASIR AL WUHAYSHI
«Al Qaeda in Yemen» diventa l’anello di congiunzione fra le cellule nel Golfo e quelle in Africa, che hanno nel Sahel e nel Maghreb le basi più importanti. Ma l’ambizione di Al-Awlaki resta portare la morte sul territorio del nemico e per coronarla si affida a Hassan Al-Asiri, l’ingegnere dei microesplosivi ad alto potenziale che inventa come inserirli dentro le cavità umane, nelle protesi al silicone, nelle mutande o nei pacchi spediti per FedEx obbligando l’antiterrorismo a ridisegnare la difesa di aerei e passeggeri.

IL MAXI RADUNO DI AL QAEDA NELLO YEMEN IL VIDEO DELLA CNN NASIR AL WUHAYSHIIL MAXI RADUNO DI AL QAEDA NELLO YEMEN IL VIDEO DELLA CNN NASIR AL WUHAYSHI
La risposta degli Stati Uniti sono i raid con i droni - oltre cento a partire dal 2002 - che Obama intensifica, riuscendo a distruggere molti campi ed eliminare quasi tutti i leader - a cominciare da Al-Alwaki - ma l’intesa fra jihadisti e tribù nel Sud Yemen è talmente solida da portare alla moltiplicazione dei centri di addestramento, questa volta sulle montagne Mahfad nel Sud ed anche nella provincia di Hadhramaut, nell’Est, dove nel 2012 viene proclamata la nascita di un «Emirato» qaedista che più offensive governative non riescono a smantellare.
Leader di Al Qaeda YemenLEADER DI AL QAEDA YEMEN

Consentendo agli eredi di Al-Awlaki si ipotizzare il distacco da Sanaa se il governo dovesse accordarsi con gli sciiti Houti, acerrimi nemici.
E’ a questa anima della Jihad che Kouachi pensava quando ad una vittima ha detto: «Sono Al Qaeda in Yemen».






Testo di Maurizio Molinari per “la Stampa”