SOQOTRA

An important source of biodiversity, 75% of the island’s land area consists of protected sanctuaries and parks,

Spectacular scenery,

An untouched wonderland.



venerdì 14 ottobre 2022

Condivido articolo informativo 2022: Socotra è un luogo difficile da raggiungere e costoso, ma ne vale dannatamente la pena!

 FORSE IL POSTO PIÙ STRAORDINARIO AL MONDO 

Condivido questo articolo di Eleonora Sacco perchè aggiornato al 2022. 

Non che nel 2010 quando decisi di pubblicare il blog su questa isola remota, in coincidenza con lo scoppio della guerra, la situzione fosse molto diversa ma, per chi intendesse recarsi ora, può trovare  suggerimenti recenti evitando ulteriori sorprese. 



lunedì 14 febbraio 2022

Socotra, l'ultimo spettacolo incontaminato del pianeta, come una frontiera, sta per cadere nelle mani di UAE

 Le ultime notizie sugli interessi degli UAE sembrano intensificarsi.

E ciò dovrebbe lasciarci tutti sgomenti.

Se anche l'unica meravigliosa isola incontamionata del pianeta sta per cadere ai piedi degli interessi economici con il totale disprezzo per la sostenibilità ambientale, la difesa del pianeta, l'ecosotenibilità e beh si, allora possiamo dire che queste sono tutte chiacchere che i governi si raccontano ai summit e poi nella realtà, di fronte a fatti come questi, l'interesse economico dei più ricchi prevale e si preferisce girare la testa dall'altra parte.

Questo video lo spiega molto bene

mercoledì 24 marzo 2021

Crisi umanitaria Yemen - estratto da Marta Serafini 22 marzo Corsera

 La crisi umanitaria dunque non si ferma, con oltre 18.557 vittime civili segnalate tra marzo 2015 e novembre 2020, 4,3 milioni di sfollati e una forte recessione economica che ha lasciato più di 24,3 milioni di persone (80% del popolazione) bisognosa di assistenza umanitaria. Solo nel 2020 i fronti sono aumentati da 33 a 49, provocando 172mila nuovi sfollati interni in un anno. In totale oggi sono 4milioni gli sfollati interni, di cui il 76% sono donne e bambini. Il conflitto è la causa della povertà e miseria cronica in cui vive il paese da anni, a questo si aggiungono le inevitabili conseguenze di una totale assenza di controllo statale, servizi infrastrutturali inefficaci o inesistenti, carenza di beni primari come acqua, cibo e medicinali. Secondo la comunità internazionale, nel 2021 si prevede che 16,2 milioni di persone nello Yemen dovranno affrontare alti livelli di insicurezza alimentare acuta.

«Il sistema sanitario nazionale è al collasso», è l’allerta lanciata da Medici Senza Frontiere. La popolazione non ha accesso a cure mediche di base e servizi essenziali e la situazione è aggravata dalla crisi economica e problemi di sicurezza. «A Taiz (altro fronte dello scontro tra i ribelli Houthi e i gruppi separatisti fedeli al governo di Aden, ndr) i civili sono esposti a colpi di mortaio, mine, tiro di cecchini. E gli ospedali sono bersaglio in piena violazione del diritto internazionale», spiega al telefono Marco Puzzolo, coordinatore di Msf, unica organizzazione umanitaria che ha mantenuto lo staff internazionale sul campo a Taiz. Dall’inizio dei combattimenti nel marzo del 2015, le strutture di Msf sono state colpite 6 volte, ma da allora i team di MSF hanno trattato più di 80 mila pazienti. «Uno dei più grossi problemi è che nella maggior parte degli ospedali le cure non sono gratuite e a causa di svalutazione e disoccupazione quasi nessuno può permettersi le cure», spiega ancora Puzzolo. Il conflitto impedisce alla popolazione di accedere ad acqua potabile e cure tempestive, e malattie curabili e prevenibili diventano cause di morte. Tra queste ci sono epidemie di morbillo, colera o decessi in gravidanza. .

Ma non solo. Anche il Covid mette a rischio la popolazione. In Yemen, il primo caso di COVID-19 è stato accertato il 10 aprile 2020. La situazione è molto diversa tra nord e sud del paese: le autorità nel nord non riportano né confermano casi. A sud, informazioni sui contagiati sono rese pubbliche giornalmente e, sebbene in forma molto limitata, vi è capacità di testare la popolazione. «I dati disponibili parlano di un tasso di letalità attorno al 25%, vale a dire che una persona su quattro che contrae il virus muore. Vi sono stati alcuni tentativi di lockdown e le organizzazioni umanitarie continuano a diffondere messaggi su buone pratiche di igiene e misure di prevenzione, ma in una società fortemente comunitaria dove le persone vivono per strada e sopravvivono alla giornata con lavori saltuari in mercati, strade e luoghi pubblici, risulta difficile applicare qualsiasi tipo di misura contenitiva. Mentre il numero dei casi ha ripreso drammaticamente a salire da fine febbraio 2021, vi è preoccupazione per la capacità di tenuta del sistema sanitario, che sei anni di conflitto hanno portato molto vicino al collasso e che un aumento incontrollato dei contagi rischia di travolgere inesorabilmente», sottolinea Stella Pedrazzini, coordinatrice programmi Nord Yemen di Intersos, una delle organizzazioni internazionali che non ha abbandonato il paese dopo l’inizio del conflitto.

In questo quadro lo scorso 16 marzo, l’inviato speciale delle Nazioni Unite per lo Yemen, Martin Griffiths, ha avvertito di un «drammatico» deterioramento del conflitto nel Paese, sollevando l’allarme per l’espansione dei combattimenti su piu’ fronti e un peggioramento della crisi umanitaria. Parlando a un briefing mensile del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, Griffiths ha dichiarato che «le forze di entrambe le parti hanno subito pesanti perdite in questa battaglia inutile», ha dichiarato Griffiths, condannando i rapporti «scioccanti» di «bambini sempre più coinvolti nello sforzo bellico e privati del loro futuro». Griffiths ha anche lanciato l’allarme per l’aumento degli attacchi transfrontalieri nelle ultime settimane, sottolineando la preoccupazione che gli attacchi missilistici e di droni abbiano preso di mira le infrastrutture civili e commerciali nella vicina Arabia Saudita e intorno alla capitale dello Yemen, Sana’a, controllata dagli Houthi.


domenica 31 gennaio 2021

Caro Renzi, forse prima di

 Caro Renzi,

 forse prima di elogiare il nuovo Rinascimento avresti dovuto fare una visita a Sanaa per renderti conto di cosa è avvenuto negli ultimi anni.

Poi dopo che ti sei informato su quello che è successo in Yemen puoi anche elogiare il nuovo Rinascimento.

Il pressapochismo regna sovrano

martedì 10 settembre 2019

                                                       Credit: AHMAD AL-BASHA / AFP

Yemen, la foto shock dei bambini a scuola nell’edificio distrutto dalla guerra


Lo scatto del reporter Ahmad Al-Basha, dell'agenzia francese Afp, racconta il dramma dei civili coinvolti nel conflitto.
Taez, Yemen: un gruppo di bambini seduto a terra in un edificio smembrato dalle bombe, in piedi davanti a loro un adulto. È il primo giorno di scuola. La foto è stata scattata il 3 settembre 2019 da Ahmad Al-Basha, fotoreporter dell’agenzia francese Afp. La scuola è stata devastata lo scorso anno durante un combattimento aereo tra le forze governative, sostenute dall’Arabia Saudita, e i ribelli sciiti houthi.Nei giorni scorsi a Gedda, porto saudita sul Mar Rosso, sono entrati nel vivo i colloqui tra le parti rivali nel sud dello Yemen, dopo le tensioni delle ultime settimane ad Aden e nelle regioni circostanti. La settimana scorsa erano ripresi violenti scontri per il controllo dello strategico porto marittimo e l’aeroporto internazionale della seconda città dello Yemen. Altri combattimenti si erano avuti per tutto il mese di agosto nelle vicine regioni di Shabhwa e Abyan, importanti per il passaggio di risorse energetiche dall’entroterra verso la costa.Intanto, esperti delle Nazioni Unite hanno riferito che in Yemen è stata registrata una “moltitudine di crimini di guerra”. Molte delle violazioni “possono comportare la condanna delle persone per crimini di guerra se un tribunale indipendente e competente ne viene sequestrato”, hanno affermato in una nota gli esperti Onu.“Cinque anni dopo l’inizio del conflitto, le violazioni contro i civili yemeniti continuano senza sosta, con totale disprezzo per la situazione del popolo e la mancanza di azioni internazionali per ritenere responsabili le parti in conflitto”, ha affermato Kamel Jendoubi, presidente del gruppo di esperti.Dal 2014 a oggi la guerra in Yemen ha provocato decine di migliaia di morti, tra cui molti civili, e ha fatto sprofondare il paese della penisola arabica nella peggiore crisi umanitaria del mondo, secondo le Nazioni Unite.

lunedì 4 dicembre 2017

Pare che gli Houthi abbiano ucciso Saleh

Domenica 3 dicembre, dopo tre anni di guerra, l’ex presidente aveva fatto segnare “una svolta” importante, annunciando l’intenzione di rompere l’alleanza con i ribelli separatisti che hanno rovesciato Sanaa e aprendo al dialogo con i sauditi se solo avessero tolto l’embargo che sta mettendo oltre venti milioni di civili in condizioni umanitarie critiche. La questione non è da poco: gli Houthi sono una setta sciita che ha collegamenti con l’Iran, mentre il governo in Yemen è considerato un cortile casalingo dall’Arabia Saudita. Su questi presupposti si è basato l’infruttuoso intervento militare con cui due anni fa Riad ha cercato di respingere gli Houthi, che invece sono stati via via più sostenuti da Teheran.
Poco prima che la notizia dell’uccisione di Saleh si diffondesse – prima attraverso siti russi e iraniani, e con smentite da parte dei media del Golfo, poi alla fine, davanti ai video del corpo dell’ex presidente girati dai ribelli, confermata anche da Al Arabiy si pensava che se Saleh molla gli Houthi, si apre nel lungo periodo una luce verso la soluzione del conflitto. È vero che nel 2014 i ribelli sono stati in grado di conquistare da soli gran parte del territorio che ancora controllano, ma l’hanno fatto anche con l’appoggio di Saleh, soprattutto perché gran parte dell’esercito yemenita era (in estrema sintesi) diviso se essere lealista nei confronti dell’ex presidente, uno dei padri dello Yemen per come lo conosciamo, oppure allinearsi con Abdrabbuh Mansour Hadi, presidente attuale, filo-saudita, deposto dalla rivolta”. 
Per gli Houthi, Saleh era stato necessario anche dal punto di vista politico, “li ha trasformati in attori in grado di amministrare il territorio controllato e resistere all’avanzata della coalizione che i sauditi gli hanno lanciato contro: senza Saleh sono come Talebani”. ” E infatti all’annuncio che Saleh li stava lasciando, gli Houthi hanno reagito proprio come Talebani, mettendo a ferro e fuoco Sanaa (dove Saleh ha il suo regno). Si muovono per uccidere tutti i lealisti di Saleh e Saleh stesso possibilmente”. Un’analisi quasi profetica viste le notizie uscite ore dopo.
Adesso l’aspetto interessante, nonostante la vendetta Houthi abbia ucciso l’ex presidente, è capire chi, dopo anni di tentativi, l’aveva mosso a mollare i ribelli e aprirsi verso i sauditi. Potrebbe esserci lo zampino dei russi...
Nello Yemen l’Iran sta dietro agli Houthi, gli ayatollah potrebbero aver cercato di forzare a suo favore gli equilibri con la Russia, ma il rischio adesso è che lo Yemen diventi un teatro dove la guerra saudita contro l’Iran aumenta di intensità.
3

mercoledì 18 gennaio 2017

Combattenti yemenite


                                                                 Per ulteriori immagini